. Energia, sì alla competenza piena in capo alla Provincia purché ci siano vantaggi concorrenziali anche per le PMI
“La Provincia ha ottenuto dallo Stato la competenza primaria sull’acqua e sulle centrali idroelettriche. Ci chiediamo quali potranno essere i benefici reali per il mondo economico, tenendo conto che il prezzo dell’energia elettrica a carico delle imprese italiane supera di 36 punti percentuali quello pagato mediamente nell’Unione Europea, si va dal +23,6% per le imprese di grandi dimensioni al +45,4% per le imprese micro, piccole e artigiane”. È la riflessione di Claudio Corrarati, presidente della CNA-SHV dell’Alto Adige.
“In particolare il costo dell’energia elettrica – prosegue Corrarati – per il mondo produttivo, e non solo, rimane una voce di bilancio molto importante, soprattutto per le piccole e medie aziende. Vorremmo sapere se adesso la Provincia, con la competenza piena in materia, sarà in grado di abbassare le tariffe, considerando che una parte delle stesse è vincolata dalle imposte e solo una minima parte può essere abbassata a favore dell’utente finale”.
Secondo la CNA-SHV “la competenza assunta dalla Provincia dovrà essere sfruttata al meglio per creare un vero valore aggiunto all’economia locale, anziché limitarsi a rimanere un beneficio per il sistema pubblico. In particolare, se la nuova competenza, unita ad una migliore gestione delle risorse idroelettriche, dovesse portare maggiori entrate per l’ente pubblico, sarebbe opportuno che ci fosse una ricaduta sulle imprese e sui cittadini sotto forma di bollette meno costose”.
Secondo l’Osservatorio Energia CNA, il prezzo dell’energia elettrica a carico delle imprese italiane supera di circa 36 punti percentuali quello pagato mediamente nell’Unione Europea, con differenziali che vanno dal +23,6% per le imprese di grandi dimensioni (classe di consumo 70.000 MWh annui) al +45,4% per le imprese micro, piccole e artigiane (classe di consumo inferiori ai 20 MWh). Le imprese italiane, comprese quelle altoatesine, sono svantaggiate rispetto a quelle europee non solo per l’alto prezzo finale pagato ma, più in generale, per una bolletta mal strutturata. Oltre a pagare un prezzo molto elevato per la componente “Energia”, le imprese italiane sopportano il prelievo fiscale e parafiscale in assoluto più alto d’Europa. Inoltre l’Italia utilizza la bolletta come fonte di gettito per finanziare politiche di vario tipo che nulla hanno a che fare con il consumo energetico degli utenti. In un mercato che si evolve verso la completa liberalizzazione, questa situazione rappresenta un fattore estremamente critico dato che la concorrenza tra operatori, compresa l’altoatesina Alperia, si gioca proprio sulla sola componente energia e quindi in futuro sarà difficile per gli utenti trarre vantaggi significativi in termini di riduzioni di prezzo.
Da rilevare poi, secondo l’Osservatorio Energia CNA, che le micro e piccole imprese italiane, oltre a pagare un prezzo decisamente maggiore rispetto alle imprese europee della stessa dimensione, sono fortemente svantaggiate anche rispetto alle imprese più strutturate e con maggiori consumi. Nel 2016 infatti le piccole imprese hanno sopportato il 35,2% degli oneri generali complessivi dell’intero sistema (in valore assoluto 5,6 miliardi di euro) a fronte di un consumo pari al 25,9% del totale. Le imprese medio-grandi, al contrario, pur avendo consumato una quota di energia decisamente maggiore (35,6% del totale) hanno sostenuto il 34,1% degli oneri complessivi. Infine le imprese maggiormente strutturate (energivore) hanno acquistato il 14,0% dell’energia complessivamente consumata lo scorso anno contribuendo però solo al 7,4% degli oneri complessivi.